Domani i sindaci del Matese, unitamente a quattro sindaci del Sannio saranno ricevuto in Regione dal Governatore Stefano Caldoro. Arrivano due milioni e mezzo di euro anche per le Chiese, ma sono fondi che non vengono sottratti al plafond per gli edifici pubblici e privati.
Messa in sicurezza degli immobili privati lesionati dal terremoto con l’ausilio dei Vigili del fuoco con oneri a carico non dei Comuni ma della Regione. Adeguamento sismico degli edifici pubblici, soprattutto delle scuole, al fine di aumentare la garanzia di resistenza degli stessi in caso di nuove scosse. Corsia preferenziale per le famiglie di sfollati che dovranno rientrare nelle proprie abitazioni dopo le ristrutturazioni, ovvero ricerca di fondi per la realizzazione degli interventi. Riapertura dei luoghi di culto danneggiati. Il tutto nel quadro di un mantenimento dei presidi d’emergenza in loco. E, infine, tempi certi. Dal dibattito emerso nel dopo terremoto sono queste le priorità che i sindaci dei comuni colpiti dal terremoto dello scorso 29 dicembre (Piedimonte, Gioia, Castello, San Gregorio, Alife, San Potito) porranno sul tavolo domani, durante l’incontro previsto con il presidente della Regione, Stefano Caldoro. Bisognerà vedere a che punto la trattativa si chiuderà. Perché, è indubbio, che occorrerà trovare un punto d’incontro. Da tale lista alcune priorità sembrano già aver trovato la copertura finanziaria necessaria. Le chiese, in primis, per le quali gli oneri per gli interventi di consolidamento potranno essere imputati ad un apposito capitolo di spesa dedicato ai luoghi di culto. L’annuncio di qualche giorno fa parlava di 2 milioni e mezzo di euro ma manca ancora l’ufficialità delle carte. Tali fondi andrebbero a finanziare i lavori per la riapertura di alcune chiese (ad Alife due, a Castello tre, mentre a Piedimonte sono 13 gli immobili incluso canonica, cappelle e curia) e il consolidamento di quelle agibili ma, comunque, lesionate dal sisma. Rimane da capire se la ricaduta di tali fondi, ove venissero confermati, si avrebbe solo sul cratere (i sei comuni matesini) o su un ambito più vasto. Poi ci sono tutti gli edifici pubblici, incluso quindi le scuole, che potranno attingere – su questo l’assessore regionale Cosenza è stato chiaro – dall’accelerazione di spesa sui fondi strutturali. Da valutare se la richiesta di proroga del bando in scadenza a metà mese, possa essere accolta. In questo caso i sei comuni matesini chiederebbero, comunque, una quota di riserva. C’è poi il problema abitazioni private. Qui l’onere della ristrutturazione graverebbe sui proprietari e, in caso di mancata esecuzione, si sposterebbe sui Comuni. Ecco, perché, da parte dei sindaci, si cerca di trovare una soluzione. Il rischio che, alla fine, le spese gravino sulle casse comunali è concreto, sebbene il numero di immobili non sia elevatissimo. Tutti questi argomenti, tuttavia, hanno una condizione propedeutica: la deroga al patto di stabilità che, altrimenti, sarebbe automaticamente sfondato da parte dei centri colpiti dal sisma. La soluzione consisterebbe nel concedere da parte della Regione dei crediti prioritariamente ai sei comuni. Ieri sera, a Piedimonte, i sei sindaci hanno tenuto una riunione col capogruppo Pd alla Regione, Lello Topo e col consigliere Nicola Caputo. Da registrare, a margine, due note polemiche. La prima riguarda una lettera che il sindaco di Piedimonte ha indirizzato al presidente della Provincia Zinzi in cui sollecita interventi presso lo stabile dell’Itis divenuti urgenti con l’arrivo dei duecento alunni trasferiti dall’Agrario. La seconda, la partecipazione, alla riunione di domani, dei rappresentanti di quattro comuni del Beneventano. Il che farebbe pensare ad un allargamento dei confini del cratere. In poche parole dall’incontro di domani si attendono indicazioni in ordine a tutta una serie di questioni che restano ancora confuse.
Roberta Muzio Il Mattino