Da Piedimonte Matese a San Gregorio Matese, Gallo Matese e altri Comuni dell’area, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali concede in marchio di qualità ai tanti formaggi prodotti nell’Ambito matesino.
Giunge a termine l’iter per l’area del Matese, di ottenere un riconoscimento davvero importante. Nel supplemento ordinario n. 48 alla “Gazzetta Ufficiale” nr. 141 del 20 giugno scorso, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha pubblicato il proprio decreto, afferente la quattordicesima revisione dell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Per il Matese sono stati riconosciuti tutti i formaggi. Si tratta del “Caciocavallo del Matese”; del “Caso maturo”; del “Casu rè pècora del Matese”; del “Formaggio morbido del Matese”; dei “Scamorzini del Matese”; della “Stracciata del Matese”. E ancora, la “secena” e la “patata nera del Matese”. Ovviamente la soddisfazione anche per i rispettivi amministratori comunali degli Enti dove questo “oro bianco” viene prodotto è tantissima. Il sindaco del capoluogo matesino, Vincenzo Cappello spiega che “si tratta di un premio all’ambiente incontaminato, all’aria salubre e alla genuinità”, mentre il primo cittadino di San Gregorio Matese, Giuseppe Mallardo aggiunge che “finalmente i nostri prodotti vengono riconosciuti attraverso un ottimo risultato che premia in particolare gli allevatori della nostra zona, nella speranza che sia un punto di partenza e non di arrivo”. Anche il presidente della Comunità Montana del Matese, Fabrizio Pepe ritiene che sia “un primo traguardo tra le tante eccellenze del nostro territorio attraverso produttori che, con incommensurabili disagi, continuano a portare avanti tradizioni frutto di una cultura contadina millenaria”. L’assessore regionale con delega all’Agricoltura, Daniela Nugnes, ha precisato che “nell’elenco che è stato presentato spiccano numerosi formaggi e salumi tradizionali che, grazie a tale inserimento, potranno accedere a specifiche deroghe igienico-sanitarie, già allo studio da parte degli assessorati regionali competenti e delle Asl Campane, per preservarne la tradizionalità e permettere ai tanti piccoli imprenditori del comparto di proseguire nella produzione in ambienti di tipo tradizionale, con metodologie e attrezzature specifiche. Salgono così a 429 – conclude la Nugnes- i prodotti agroalimentari campani inseriti nell’elenco. Una risorsa eccezionale per le imprese agricole, di trasformazione e di ristorazione della nostra regione”.
Vincenzo Corniello Il Mattino