Presto una nuova campagna di scavi archeologici in località Monticello e Monte Cila
di Pietro Rossi
Il Museo “Raffaele Marrocco” della Città di Piedimonte Matese continua a far parlare di sé. E’ di questi giorni, infatti, la pubblicazione della prestigiosa collana, a cura di Stefano Bruni, dell’Accademia Editoriale Pisa- Roma con il marchio Fabrizio Serra Editore, Etruria e Italia preromana, Studi in onore di Giovannangelo Camporeale. In essa, alla pagina 869 del II volume, si legge l’interessante articolo dal titolo “Il Corridore del Monte Cila” (nella foto). A scriverlo è l’esperto di fama internazionale del mondo sannitico Gianluca Tagliamonte, docente di Etruscologia e Antichità Italiche presso l’Università degli Studi del Salento. Il Prof. Tagliamonte è anche consulente scientifico dell’Amministrazione cittadina, retta da Vincenzo Cappello, in virtù d’un protocollo d’intesa stipulato con l’allora Università di Lecce il 22 Giugno 2006, fortemente voluto, anche in vista del ritorno delle collezioni dell’ex Museo Alifano (realizzato nel momento in cui scriviamo grazie alle continue insistenze dell’Amministrazione Comunale), dall’allora Vice-Sindaco ed Assessore alla Cultura Attilio Costarella. L’esperto è lo stesso che ha partecipato, insieme a funzionari della Soprintendenza di Caserta e Benevento ed altri archeologi, mercoledì 12 u. s., presso la residenza municipale, alla riunione indetta dall’Amministrazione per gestire l’allestimento espositivo delle collezioni museali nella storica sede dell’ex Convento di San Tommaso d’Aquino; ed è lo stesso che, su incoraggiamento dell’Amministrazione cittadina che se ne assumerà l’onere e l’onore, avvierà in Settembre una campagna di scavi archeologici su Monticello e sul Monte Cila alla ricerca di avanzi d’antichità. Il ‘Corridore’, peraltro studiato dal celebre archeologo Amedeo Maiuri, è una preziosa statuetta di bronzo di 111 mm., simbolo del raffinato gusto estetico degli antichi popoli italici, rinvenuta nel 1928 sul Monte Cila, in corrispondenza del rione San Nicola, risalente al V-IV Secolo a. C. e attribuita alle officine metallurgiche di Capua o di Cuma. L’Amministrazione matesina in un primo momento aveva chiesto al Soprintendente di Napoli e Pompei, P. G. Guzzo, di poterne effettuare il calco con laser scanner 3D; poi, con lettera datata 21 Maggio 2009, consegnata a mano allo stesso Soprintendente nel corso di un colloquio in Napoli, ne ha richiesto il prestito, prontamente evaso il 18 Giugno, in occasione del previsto allestimento, nel convento domenicano, della mostra sui siti fortificati del Matese. E’ singolare l’interpretazione del reperto resa dal Prof. Tagliamonte, esperto conoscitore degli usi e costumi della società sannitica. Esso sarebbe un bronzetto votivo di tipo agonale. Potrebbe essere stato vinto in un agone (probabilmente una corsa) da un giovinetto sannita, impegnato nei complessi rituali che spesso scandivano il passaggio dall’età puberale all’età adulta e, dunque, allo status di guerriero. Lo stesso giovane che, poi, avrebbe ringraziato per la vittoria il suo nume tutelare, il semidio Ercole, molto venerato nel Sannio alifano, al quale era stato dedicato un tempio (che gli archeologi stanno ancora cercando), in cui ripone la statuina, come una sorta di ex- voto. La sua lunga permanenza nel tempio giustificherebbe, secondo lo studioso, tracce di un restauro antico che pare di cogliere sul ‘Corridore’. Rappresenta, dunque, una statua- simbolo per la Città, che se ne riappropria grazie anche alla lungimiranza del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D. Lgs. 22 Gennaio 2004 N. 42), che tutela la piena fruizione e valorizzazione periferica del patrimonio archeologico ed artistico nazionale.