L’ex Ministro ha ottenuto il 55% dei consensi, mentre Franceschini si attesta al 40%. Ignazio marino ha ottenuto l’8%. Quindici le regioni pro – Bersani con 21 punti percentuali in più su Franceschini al nord e 28 di vantaggio al sud.
Dopo lo scorso week-end, Pierluigi Bersani e’ virtualmente il nuovo segretario del Pd. Al risultato finale manca infatti una manciata di congressi periferici che si concluderanno entro domani, ma ormai il piu’ e’ fatto. I consensi per l’ex ministro per lo Sviluppo economico si sono consolidati al 55%. Quelli per Dario Franceschini sono sotto il 40%, mentre Ignazio Marino si attesterebbe intorno all’8%. Secondo i dati ufficiosi, Bersani vince in quindici regioni, con 21 punti percentuali in piu’ di Franceschini al nord e con 28 punti di vantaggio al sud. L’attuale segretario si impone invece nel Lazio con il 43,9% rispetto al 41,7 di Bersani, e ha un lieve margine di vantaggio nelle Marche, in Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Sicilia. Bersani e’ largamente primo in Emilia Romagna (60%), Piemonte (58%), Puglia (72%), Calabria (71%), Campania (59%), Abruzzo (68%), Sardegna (63%). E’ al di sopra del 50% pure in Liguria, Lombardia, e Toscana. Tra le candidature alle segreterie regionali, che vengono rinnovate in concomitanza con i congressi di Circolo, spiccano il successo di Debora Serracchiani in Friuli (e’ schierata con Franceschini) e la bocciatura di Sergio Cofferati in Liguria (anche lui filo Franceschini). Giuseppe Fioroni, ex responsabile dell’organizzazione del Pd, smorza gli entusiasmi del fronte pro Bersani con una battuta polemica: ”Una cosa e’ il risultato del girone di qualificazione e un’altra e’ il risultato della finalissima”. I sostenitori di Franceschini puntano infatti sul risultato delle primarie del 25 ottobre, quando a esprimersi saranno gli elettori del Pd e non solo gli iscritti al partito. L’obiettivo e’ ribaltare il risultato dei congressi di Circolo, anche se si determinerebbe la bizzarra situazione di un doppio risultato non facile da gestire: Bersani primo nel Pd, Franceschini primo nelle primarie. Il segretario, secondo lo statuto, lo elegge comunque la platea delle primarie, almeno che nessuno dei candidati raggiunta il 50% piu’ 1 dei consensi. In quel caso, la parola finale tornerebbe all’Assemblea congressuale. Per rivolgersi agli elettori e non solo agli iscritti da qui al 25 ottobre, Franceschini e Bersani hanno deciso due differenti strategie. Il segretario in carica, a Milano, ha tenuto ieri il primo di quelli che ha definito ”Dieci discorsi agli italiani”: l’ultimo appuntamento e’ previsto a Marzabotto il 24 ottobre. Anche Bersani riprendera’ il suo tour elettorale in giro per l’Italia con la parola d’ordine ”Il Pd riparte dai territori”, per segnalare che e’ sua intenzione ricostruire il partito con un rapporto piu’ stretto con la realta’ sociale. Marino, con l’8% dei consensi, avendo superato la soglia di accesso del 5, partecipera’ anche lui alle primarie che era poi l’obiettivo della sua candidatura per rendere piu’ popolare tra gli iscritti i temi della laicita’ e dei diritti. Un eventuale accordo programmatico con Bersani, avverrebbe dopo l’elezione di quest’ultimo al vertice del Pd. Ma siccome c’e’ l’eventualita’ che le primarie non eleggano nessun segretario, in questo caso l’accordo tra Bersani e Marino avrebbe maggiore peso nel determinare l’elezione del nuovo leader nell’Assemblea congressuale. Bersani dice intanto di non temere il giudizio delle primarie. E’ convinto di poter contare sull’effetto trascinamento del consenso acquisito tra gli iscritti anche quando si trattera’ di far esprimere gli elettori: ”Non c’e’ differenza antropologica fra il cosiddetto cittadino iscritto e il cittadino elettore, mi aspetto una certa coerenza fra queste posizioni”. In attesa del risultato definitivo del lungo iter congressuale, l’attenzione e’ rivolta a cosa potrebbe accadere nel Pd in caso di elezione di Bersani. Questa mattina alle 11, presso la Camera di commercio di Roma, Francesco Rutelli presenta il suo libro dal polemico titolo ”Lettera a un partito mai nato”. L’ex presidente della Margherita dovrebbe chiarire le sue intenzioni, dopo che nelle scorse settimane si era parlato di un suo addio al Pd prima dell’Assemblea congressuale dell’11 ottobre e delle primarie del 25. Secondo alcune indiscrezioni, l’ex sindaco di Roma starebbe valutando la possibilita’ di creare un proprio movimento che andrebbe a collocarsi al centro dello schieramento politico in buona sintonia con l’Udc di Pier Ferdinando Casini. Rutelli e’ convinto che l’elezione di Bersani a leader finirebbe per socialdemocratizzare il Pd in modo eccessivo, spostando troppo a sinistra il baricentro del partito. Commentando il risultato negativo dei socialdemocratici nelle elezioni in Germania di domenica scorsa, alcuni sostenitori di Franceschini (Pierluigi Castagnetti, Marina Sereni ed Ermete Realacci) hanno ricordato che la crisi dei partiti socialisti in Europa da’ ragione al progetto del Pd di superare le identita’ novecentesche. Anche Bersani, alla luce di quanto accaduto in Germania, ha parlato della necessita’ di ”nuove sintesi politiche tra tradizioni diverse” senza pero’ scolorire la collocazione a sinistra dei partiti progressisti.
caro bersani, oltre che votante pd, sono un iscritto
del già pds, ti faccio i migliori auguri per un ottimo lavoro dal 26 ottobre, e mentre spero che riuscirai ad attrarre la consistente sinistra che non vota, mi auguro che non darai un calcio a di pietro, e che riuscirai a istituire uno stretto rapporto collaborativo con casini. TI PREGO PERO' DI RIPENSARE AL SISTEMA MAGGIORITARIO, E DI RIDARE SLANCIO AL SISTEMA MAGGIORITARIO CON SBARRAMENTO AL 5% .
MARIO