Il delegato alla Cultura Attilio Costarella, ha spiegato all’assise innumerevoli e interessanti passaggi, di come si è poi giunti all’Unità d’Italia
Sabato si è tenuto nell’elegante cornice del Grand Hotel Minieri in Telese un interessante convegno, promosso dal Rotary Club Valle Telesina – Distretto 2100 Italia, dal suggestivo titolo “Il Sud nell’Unità d’Italia: inclusione o annessione?”. Al tavolo dei relatori sono stati nell’ordine chiamati il Prof. Federico Marazzi, archeologo medievale dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli; il Preside Prof. Giuseppe Castrillo; il Colonnello Ubaldo Sterlicchio; nonché il Dott. Attilio Costarella (nella foto), Presidente del Comitato di Caserta dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Il Prof. Marazzi ha esordito da par suo intrattenendo il pubblico presente sul succedersi delle dominazioni nel meridione d’Italia, dalla caduta dell’impero romano sino alla configurazione post-unitaria. Il Preside Castrillo, studioso di letteratura, ha mostrato come le popolazioni del nord della penisola ed i diversi viaggiatori europei che per caso o per lavoro si sono nei vari secoli addentrati nelle regioni del profondo sud ne hanno visto e descritto i pregi e difetti, come le sue apparenti contraddizioni. Il colonnello Sterlicchio, di fede dichiaratamente borbonica, ha invece elencato, asetticamente, altri tipi di contraddizioni: quelle di uno stato unitario sorto, a suo dire, attraverso un autentico atto di pirateria comminato da Garibaldi e dai suoi seguaci ai danni di uno stato florido economicamente (a tal punto da perseguire ed ottenere la piena occupazione e la tutela dell’immigrazione) e politicamente emancipato. Diverso, ovviamente, il punto di vista del Dott. Attilio Costarella che, dati alla mano, dopo aver controbattuto alle tesi falsamente emancipazioniste esplicitate dal colonnello Sterlicchio, si è addentrato nel tema assegnatogli della creazione della novella provincia di Benevento in virtù del Regio Decreto 17 Febbraio 1861 emanato da Sua Altezza Reale Eugenio di Savoia Carignano, Principe Luogotenente, e controfirmato da Costantino Nigra e dal Consigliere per l’Interno Liborio Romano. “Il tema assegnatomi”, ha detto Costarella, “mi consente di unire i destini della mia Città, Piedimonte Matese, a quelli della vetusta Città di Benevento e del suo circondario in cui opera il Rotary Valle Telesina promotore dell’interessante convegno di studi”. Questo in quanto per la creazione della provincia di Benevento, promessa ai comitati insurrezionali dallo stesso Garibaldi, ne furono mutilate altre cinque: Avellino, Salerno, Foggia, Campobasso e Caserta. Ma chi ebbe a patire gravi danni fu il Distretto preunitario di Piedimonte d’Alife (oggi Matese) che subì la perdita di 5 degli 8 mandamenti che lo componevano per ingrandire in massima parte il territorio di Benevento. Ridotto centro senza circonferenza, si legge nella petizione inviata al Parlamento in Torino il 21 Marzo 1861, tesa ad impedire lo smembramento del Distretto, non conserva di circondario che il vuoto titolo… Eppure la gloria di Piedimonte Città industriosa, manifatturiera non sta solo, nelle sterili rimembranze del passato sebbene nei rinomati Opifici di lino e di cotoni che alimentano oltre di mille operai ne’ molteplici lanifici; e ne’ suoi stabilimenti di pubblica utilità, che la rendono cospicua al pari di ogni altra distinta Città d’Italia nostra, meritevole della benevole protezione, e delle provvide cure del Governo…Il Presidente Costarella ha poi concluso che l’elevazione a provincia di Benevento assumeva, nella mente del gran tessitore, il Conte di Cavour, un carattere politico rispetto all’ardua questione romana. Di qui la difficile battaglia intrapresa dai deputati di Terra di Lavoro, come dal deputato di Bari, Giuseppe Massari, per evitare lo smembramento del Distretto di Piedimonte d’Alife e lo sconquassamento di altre cinque province, visto come un fatto che dimostrava la poca riverenza verso la legge.
Pietro Rossi