L’evento è patrocinato dalla Comunità Montana del Matese, dal Parco Regionale e dal Comune di Piedimonte Matese.
Un tuffo, vero dal vivo, che gli abitanti del Rione Vallata propongono a chi è curioso degli antichi mestieri e delle tradizioni. A partire da Sabato 18 settembre, in piazza Pioppitelli si svolgerà la Prima Festa del Catozzo, con la creazione di un vero e proprio catozzo da usarsi alla fine dell’evento, il 2 Ottobre, per preparare una sontuosa brace. ma prima di parlare di festa, parliamo di un antico mestiere, il carbonaio: “Signore del fuoco”. A partire dal secolo scorso la trasformazione della legna in carbone raggiunse livelli elevati, in quanto prodotto indispensabile per l’industria e per il riscaldamento, inoltre la facilità di trasporto e la maggiore resa ne rendevano conveniente la produzione. Verso la fine di maggio intere famiglie di tagliatori, carbonai e mulattieri si spostavano in montagna precedute dai capifamiglia che dovevano preparare le capanne costruite con tronchi, zolle di terra e ricoperte da lastre arenacee. Il catuozzo o carbonaia veniva realizzato su uno spiazzo detto aria misurato in piedi: su un’aria di 12 x12 piedi si produceva circa 50 quintali di carbone, i catuozzi più grandi ne arrivavano a produrre fino a 120 quintali. La legna si disponeva in cerchio attorno all’aria, quattro pali centrali infissi nel terreno costituivano il camino che permetteva poi di governare la carbonaia, attorno al camino si disponeva tutta la legna fino a formare una grande cupola.
I prati circostanti fornivano le zolle di terra con ciuffi d’erba, per ricoprire la parte bassa del catuozzo detta piede; la parte alta invece si copriva con uno strato di foglie secche e poi con terra. A questo punto la carbonaia era pronta per essere accesa e raggiungere in 24 ore circa, la piena attività. Il colore del fumo che usciva da appositi sfiatatoi che il carbonaio praticava nel fianchi del catuozzo, permetteva di controllare il livello di cottura e valutare se aumentare o diminuire il fuoco, fino alla completa combustione della legna. Il lavoro del carbonaio continuava ininterrottamente dall’alba al tramonto e spesso anche di notte, unico momento di svago era la sera davanti alla capanna dove si giocava a morra e si beveva qualche bicchiere di vino. Con la diminuzione della richiesta di carbone si è avuto lo spopolamento della montagna e i catuozzi hanno smesso di fumare; oggi rimangono solo nella presenza silenziosa nel bosco di vecchi sentieri e piazzole di terra bruciata dei Monti del Matese, visibili, raramente, anche dalla stessa città di Piedimonte.
Nelle immagini, sopra il Catozzo preparato e pronto per essere arso. Sotto il Catozzo finito e pronto per trarvi il carbone