“Credo che fare il sindaco oggi sia davvero difficile. Ma dobbiamo andare avanti nella mission” così il sindaco di Piedimonte Matese, Vincenzo Cappello, risponde a Giovanni De Stasio Direttore Editoriale della Nuova Gazzetta di Caserta.
“La verità è che – ha detto ieri un senatore del Pd – ci troviamo di fronte diversi Pd e non il Pd”. La testimonianza? Eccola: si è spaccato sulle mancate elezioni a Presidente della Repubblica di Franco Marini e di Romano Prodi, sulla elezione del presidente della commissione Giustizia al Senato e su altri organismi istituzionali. Ora si sta dividendo anche sulla celebrazione del congresso nazionale. Ma il Pd non è diviso solo a livello nazionale, ma anche e soprattutto a livello provinciale dove si autoproclamano segretario provinciale sia Ludovico Feole che Dario Abbate. Tanto che ironicamente il capogruppo consiliare alla Provincia il noto penalista Giuseppe Stellato ha detto che il segretario provinciale del partito si chiama “Feolabbate”.
Della situazione eternamente conflittuale che vive il Pd casertano, ne parliamo con il sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello che è uno dei leaders provinciale del partito. Dopo il consigliere regionale Nicola Caputo, il sindaco Cappello è la seconda persona del Pd che è legittimato nella sua funzione dal voto popolare. E’ alla sua seconda legislatura da sindaco.
Della situazione eternamente conflittuale che vive il Pd casertano, ne parliamo con il sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello che è uno dei leaders provinciale del partito. Dopo il consigliere regionale Nicola Caputo, il sindaco Cappello è la seconda persona del Pd che è legittimato nella sua funzione dal voto popolare. E’ alla sua seconda legislatura da sindaco.
Alle elezioni amministrative dell’anno scorso che segnarono una vera e propria Waterloo per il Pd, l’unico a salvarsi (con grande onore, in verità, perché il consenso elettorale per lui fu cospicuo) e a dare una presenza al Pd, fu proprio Vincenzo Cappello. Insomma, in perfetta linea con la politica del suo celebre zio Dante, da poco scomparso, annette assoluta importanza al voto popolare.
Insomma, fedelissimo apostolo del motto dello zio “Ci vogliono li voti”. Voti che non gli sono mai mancati. Ed avrebbe voluto dimostrarlo candidandosi alle recenti elezioni politiche. Ma ci fu l’assurdo ed autolesionistico sbarramento del partito per i sindaci. E Cappello ci rimase molto male.
Lo intercettiamo mentre, con altri due sindaci del Matese, si sta dirigendo in auto verso Napoli, presso gli uffici della Regione Campania per cercare di risolvere problemi locali.
Sindaco Cappello come va?
“Le dico subito che fare oggi il sindaco è sempre più difficile. Se si pensa che per fare il sindaco ci si deve litigare con altri, magari anche amici e parenti, allora dico che si è veramente pazzi. Soldi nelle casse comunali non ci sono, le tasse comunali (acqua, rifiuti, imu) molta gente non riesce a pagarle. Ed in tutto questo la gente diventa sempre più esigente nel reclamare, giustamente, i servizi prioritari”.
Intanto, alle elezioni amministrative dell’anno scorso lei è stato uno dei pochi candidati a sindaco del Pd a fare bella figura?
“Sì, è vero. Ho fatto veramente una bella figura. E si tenga presente che qui c’è il senatore del Pdl Carlo Sarro”.
Intanto, lei che è considerato a ragione un contenitore di voti non è stato candidato: Avrebbe, comunque, potuto dare un grosso sostegno al suo partito.
“Non mi fecero partecipare perché, in ossequio ad una disposizione del partito , i sindaci non dovevano partecipare. Un principio assurdo che in sostanza prevede che chi ha i voti non debba essere candidato. Vengono, invece, candidati gli sfaccendati , i senza voti ed i paracadutati”.
Allora, questa è la ragione per cui il Pd perde sempre.
Allora, questa è la ragione per cui il Pd perde sempre.
“Il ritornello fisso dello zio Dante era questo: ci vogliono li voti. E con i voti si vincevano le battaglie elettorali”.
Insomma, nel Pd, per avere successo, ci vorrebbe più pragmatismo democristiano e meno ideologismo comunista?
“Esattamente. Alle ultime elezioni politiche siamo stati capaci di trasformare in pochi giorni una vittoria in una sconfitta”.
Lei sui reputa sempre un incallito democristiano?
“Sempre. Morirò democristiano”.
E come si colloca nell’ambito del magmatico Pd?
“Sto con l’area moderata –popolare che fa capo a Fioroni”.
Le piace il Governo Letta?
“Sì, perché Enrico Letta è autentica espressione dell’area popolare”.
Quale la sua collocazione nell’ambito del conflittuale schieramento correntizio del partito casertano?
“Finora ho svolto , con non poca pazienza, il ruolo di mediatore, ma dico la verità: non ci sono riuscito”.
Ma per chi propende per l’ex democristiano Feole o per l’ex comunista Abbate?
“Il 17 giugno, quindi tra una ventina di giorni, n el corso dell’assemblea provinciale eleggeremo un nuovo segretario provinciale. Il mio auspicio che possa essere eletto un segretario capace di coinvolgere tutte le anime del partito”.
Tutti nel Pd dicono che il partito è allo sbando.
“La vera verità? Tutti hanno contribuito a sfasciare questo partito”.
Una buona spinta è venuta anche dal segretario regionale del partito Amendola, ora deputato?
“Il segretario regionale non solo non ha tutelato il Pd casertano, ma ha fatto di tutto per farci litigare. Ha usato il motto latino del divide et impera”.
Come andranno le amministrative dei domenica?
“Sono molto preoccupato per i risultati”.
Il Governo delle larghe intese da esportare anche in periferia?
“Come principio non sono d’accordo, perché sono per la divisione dei ruoli. Che sono da applicare in situazioni straordinarie”.
Giovanni De Stasio Nuova Gazzetta di Caserta