In una intervista rilasciata a Caserta Focus, il primo cittadino matesino, unico in tutta la provincia di Caserta ad aver raggiunto un risultato elettorale ragguardevole ed in controtendenza, perchè il Pd ha perso praticamente ovunque, spiega la sua ricetta.
Ecco l’intervista rilasciata dal sindaco del capoluogo matesino Vincenzo Cappello al giornalista Francesco Marino.
Sindaco Cappello, dall’alto del suo exploit elettorale, come giustifica il tonfo clamoroso del Partito democratico in provincia di Caserta?«La spinta che doveva arrivare da ambiente storicamente vicini al centrosinistra non è arrivata. Alla luce di ciò, il Pd casertano si è posizionato sui minimi storici rimediando il risultato elettorale peggiore di tutta la Campania».
Di chi è la colpa di questo tracollo?«Secondo tutti i sondaggi, il Pd è il primo partito in Italia, in provincia di Caserta, al contrario stiamo attraversando una grave crisi politica e organizzativa di contenuti e di rappresentanza. Penso che la responsabilità maggiore sia nelle continue contrapposizioni di noi gruppo dirigente».
Ormai il Pd è incapace di essere attrattivo rispetto ai cittadini…«La mancanza di strategia, di proposte e contenuti aumenta il distacco dei cittadini dal partito e dalla militanza politica. Ci sono troppi segnali di insofferenza: la nostra gente si sente disorientata e non ascoltata».
Come si supera questa situazione? Ci indichi tre atti indispensabili…«E’ necessario discutere e capire i bisogni della gente, c’è l’assoluta esigenza di cambiare passo. C’è bisogno di più coinvolgimento, più dibattito, più direzione politica del partito».
Deve farlo capire alle varie anime che dividono il partito… «Basta polemiche e basta divisioni. L’agenda del partito si deve muovere urgentemente sue due profili: radicamento sul territorio e profilo programmatico».
Se non si cambia registro alle elezioni amministrative, ogni progetto di rilancio risulterà fallimentare…«E’ indispensabile lavorare ad un progetto di alternativa al centrodestra casertano sui temi nazionali e su nuove proposte per Terra di Lavoro».
In questo ragionamento, c’è spazio per un’alleanza con l’Udc? «Il Partito democratico deve presentare un progetto e deve cercare la condivisione su questo. Quante più forze lo condividono tanto meglio è. L’Udc deve operare una scelta, comunque, rispetto alla Regione e al governo nazionale. Nel napoletano c’è stata, in alcuni comuni l’alleanza Pd-Udc. Vorrei capire come si sono sentiti i rappresentanti dell’Udc quando i nostri compagni di partito hanno attaccato la giunta regionale ».
Pensa che debba essere rivista la leadership di Abbate? «Ribadisco il mio sostegno a Dario Abbate, ma il congresso è finito da un anno. Tutti devono rendersi conto che è il segretario di tutto il Pd e non solo di una parte e che il partito non può reggere e ragionare a compartimenti stagni e senza una discussione aperta e serena negli organismi dirigenti. Se riprendessimo a dialogare tra tutti, dimenticando chi alle primarie ha votato Abbate e chi non lo ha fatto, magari in una conferenza programmatica provinciale, per un’analisi completa e attenta del risultato elettorale e per indicare le linee di un partito democratico a forte vocazione territoriale, questo potrebbe essere l’inizio per ritornare a vincere anche in provincia di Caserta».
Non crede quindi, nelle primarie? «Le primarie sono uno strumento democratico, non uno di guerra perenne».
Di chi è la colpa di questo tracollo?«Secondo tutti i sondaggi, il Pd è il primo partito in Italia, in provincia di Caserta, al contrario stiamo attraversando una grave crisi politica e organizzativa di contenuti e di rappresentanza. Penso che la responsabilità maggiore sia nelle continue contrapposizioni di noi gruppo dirigente».
Ormai il Pd è incapace di essere attrattivo rispetto ai cittadini…«La mancanza di strategia, di proposte e contenuti aumenta il distacco dei cittadini dal partito e dalla militanza politica. Ci sono troppi segnali di insofferenza: la nostra gente si sente disorientata e non ascoltata».
Come si supera questa situazione? Ci indichi tre atti indispensabili…«E’ necessario discutere e capire i bisogni della gente, c’è l’assoluta esigenza di cambiare passo. C’è bisogno di più coinvolgimento, più dibattito, più direzione politica del partito».
Deve farlo capire alle varie anime che dividono il partito… «Basta polemiche e basta divisioni. L’agenda del partito si deve muovere urgentemente sue due profili: radicamento sul territorio e profilo programmatico».
Se non si cambia registro alle elezioni amministrative, ogni progetto di rilancio risulterà fallimentare…«E’ indispensabile lavorare ad un progetto di alternativa al centrodestra casertano sui temi nazionali e su nuove proposte per Terra di Lavoro».
In questo ragionamento, c’è spazio per un’alleanza con l’Udc? «Il Partito democratico deve presentare un progetto e deve cercare la condivisione su questo. Quante più forze lo condividono tanto meglio è. L’Udc deve operare una scelta, comunque, rispetto alla Regione e al governo nazionale. Nel napoletano c’è stata, in alcuni comuni l’alleanza Pd-Udc. Vorrei capire come si sono sentiti i rappresentanti dell’Udc quando i nostri compagni di partito hanno attaccato la giunta regionale ».
Pensa che debba essere rivista la leadership di Abbate? «Ribadisco il mio sostegno a Dario Abbate, ma il congresso è finito da un anno. Tutti devono rendersi conto che è il segretario di tutto il Pd e non solo di una parte e che il partito non può reggere e ragionare a compartimenti stagni e senza una discussione aperta e serena negli organismi dirigenti. Se riprendessimo a dialogare tra tutti, dimenticando chi alle primarie ha votato Abbate e chi non lo ha fatto, magari in una conferenza programmatica provinciale, per un’analisi completa e attenta del risultato elettorale e per indicare le linee di un partito democratico a forte vocazione territoriale, questo potrebbe essere l’inizio per ritornare a vincere anche in provincia di Caserta».
Non crede quindi, nelle primarie? «Le primarie sono uno strumento democratico, non uno di guerra perenne».
Francesco Marino