Martedì prossimo la seduta consiliare che sarà decisiva. Così anche oggi a “Il Mattino” il sindaco Vincenzo Cappello spiega la sua…
Dall’attuale Consorzio unico obbligatorio a una nuova forma «associata» del servizio di raccolta dei rifiuti, da attuare fra quei comuni virtuosi che, fino ad oggi, nonostante le alte percentuali di differenziata, sono stati penalizzati da inefficienze e disservizi. È così che Vincenzo Cappello (Pd) (nella foto), sindaco di Piedimonte Matese, vede il futuro a medio termine del servizio di nettezza urbana nella cittadina capoluogo del Matese: il prossimo 5 ottobre il Consiglio sarà chiamato a pronunciarsi definitivamente sulla rescissione del contratto fra il Comune e il Consorzio unico. La seduta, fissata per l’altro ieri ma slittata di una settimana, sarà certamente infuocata. Il senatore del Pdl Carlo Sarro, infatti, che a Piedimonte Matese riveste anche il ruolo di consigliere comunale di opposizione, ha inviato giorni fa proprio al sindaco Cappello una nota in cui invitava il consiglio comunale ad astenersi da una deliberazione che sancisse l’abbandono del Consorzio da parte del comune matesino, richiamando l’obbligatorietà dell’appartenenza all’organo sovracomunale, in virtù della normativa vigente. «Ogni deliberazione in tal senso – aveva scritto Sarro – sarebbe assolutamente illegittima». Trattenuto a Roma per il voto della fiducia al governo, il senatore non avrebbe potuto prendere parte alla riunione del consiglio comunale. Di qui l’invio per iscritto delle sue osservazioni. La seduta, comunque, è stata rinviata a martedì. «Resta ferma – ha spiegato ieri il sindaco Cappello – la nostra volontà di rescindere il contratto con il Consorzio unico, al quale chiederemo anche il risarcimento danni per i disservizi verificatisi di continuo. Non è possibile – ha aggiunto – che ci siano quasi quotidianamente problemi per il carburante e per la manutenzione degli automezzi, per la fornitura di materiale, per la raccolta del vetro e degli ingombranti, che ricade sul Comune. I cittadini non sono affatto soddisfatti. Non vedo, quindi, perché il Comune debba continuare ad avvalersene».
Gianfrancesco D’Andrea