Un polverone per nulla! I boschi del Matese sono da sempre interessati ad attività umane, ossia “antropizzati”
“Voglio provare a fare chiarezza sull’intera vicenda”. Tito Angelini, direttore per conto del comune di Piedimonte Matese dei lavori di taglio di circa 2000 faggi a Bocca della Selva, che tanto hanno fatto discutere cittadini e associazioni nelle scorse settimane, fa luce sui fatti che l’hanno visto coinvolto nel polverone che si è sollevato attraverso i media locali, e che hanno alimentato confusione sulla vicenda. Nel suo comunicato, Angelini, esperto di scienze forestali, e professionista da oltre 20 anni nel settore della selvicoltura e assestamento forestale, riporta le motivazioni scientifiche che danno ragione all’opera di taglio degli alberi, che non è stato affatto un gesto sconsiderato. “I boschi matesini sono tutti fortemente antropizzati, ossia interessati da attività umana, e privati degli interventi colturali sarebbero condannati a mutare l’aspetto attuale e, forse, anche ad estinguersi. La foresta antropizzata è così assuefatta all’intervento umano, che non può fare a meno di esso per mantenersi in equilibrio, ha bisogno di essere gestita, e lo si fa attraverso il Piano di Assestamento Forestale (PAF), lo strumento con cui viene realizzato l’inventario dei beni forestali di proprietà comunale e si pianificano gli interventi colturali per il miglioramento delle condizioni ecologiche della foresta. Il taglio degli alberi a Bocca della Selva era regolarmente previsto nel PAF, ed è stato realizzato in seguito ad una regolare progettazione e, soprattutto, ha preventivamente conseguito tutte le autorizzazioni e pareri previsti dalla legge”.
Quelli di cui si è parlato sul web e sulla stampa locale, sono dati lanciati a caso, difatti, continua l’esperto: “La massa legnosa da tagliare, secondo la relazione del progetto, corrisponde a 16.100 quintali, non 70mila, e sui 41 ettari di bosco destinati al taglio, si parla di eliminare solo il 17,86% degli faggi presenti. Gli alberi da abbattere, grandi o piccoli, sani o malati che siano, vengono scelti singolarmente, uno per uno, seguendo un criterio scientifico che si apprende in ambito accademico e si sviluppa con l’esperienza professionale”. “E’ l’applicazione della selvicoltura – conclude Angelini – che permette di proteggere e conservare il bosco”.
Michele Menditto
Quelli di cui si è parlato sul web e sulla stampa locale, sono dati lanciati a caso, difatti, continua l’esperto: “La massa legnosa da tagliare, secondo la relazione del progetto, corrisponde a 16.100 quintali, non 70mila, e sui 41 ettari di bosco destinati al taglio, si parla di eliminare solo il 17,86% degli faggi presenti. Gli alberi da abbattere, grandi o piccoli, sani o malati che siano, vengono scelti singolarmente, uno per uno, seguendo un criterio scientifico che si apprende in ambito accademico e si sviluppa con l’esperienza professionale”. “E’ l’applicazione della selvicoltura – conclude Angelini – che permette di proteggere e conservare il bosco”.
Michele Menditto