Giù le mani dalle scuole di montagna. L’altolà al ministero della Pubblica Istruzione è arrivato dal consiglio comunale del capoluogo matesino che, nell’ultima seduta svoltasi lo scorso martedì e convocata dal presidente Renato Ricca, ha votato quasi all’unanimità la richiesta di mantenimento in vita dei vari plessi scolastici ubicati nei comuni del Matese che rischiano la chiusura per effetto della recente riforma Gelmini.
L’amministrazione comunale del sindaco Vincenzo Cappello ha voluto sposare in pieno e, d’ora in poi sostenere, la “vertenza montagna” aperta di recente dalla Comunità Montana del Matese e dai sindaci dei comuni montani per difendere il diritto allo studio nei piccoli centri matesini, già a forte rischio spopolamento, e per assicurare anche agli studenti delle scuole montane l’equità sociale sancita dalla Costituzione. Come ha avuto modo di spiegare in aula il capogruppo di maggioranza e presidente dell’Ente Montano Fabrizio Pepe, “ci troviamo di fronte ad una riforma della scuola che non tiene in alcun conto le condizioni geografiche e ambientali di questo territorio che sono gravi, dalla viabilità alle infrastrutture praticamente insufficienti nei comuni al di sopra dei 500 metri sul livello del mare, senza contare che a ciò si aggiunge il fenomeno della desertificazione umana che vede il Matese in perdita costante di cittadini che decidono di andarsene e di emigrare altrove”. Una situazione ormai non più sostenibile e destinata ad acuirsi se le scuole dovessero essere chiuse o le classe accorpate in pluriclassi che “creerebbero un notevole disagio didattico, pedagogico e culturale ai nostri figli, un’autentica iattura quindi non solo per il mondo della scuola e della formazione, ma anche e soprattutto per le comunità di montagna dove la scuola è spesso l’unico presidio di culturale e di socializzazione presente sul territorio”. Con la sola eccezione del consigliere di opposizione del Pdl Nicola De Girolamo che ha votato contro, maggioranza e minoranza si sono espresse compatte a favore della richiesta di non chiudere le materne e le elementari, invitando il ministero della Pubblica Istruzione a rivedere e correggere i parametri previsti nei regolamenti attuativi della Riforma Gelmini per la formazione, dal prossimo anno scolastico, dei plessi di montagna. In particolare, si è chiesto di concedere alcune deroghe che consentano di mantenere aperte le scuole nei comuni montani anche con un numero di alunni inferiore a 50, come previsto dalla nuova normativa, e con almeno 25 bambini. Ove questo non sia possibile, in base all’ubicazione particolarmente disagiata, viene chiesto di accorpare le scuole di diversi comuni, garantendo il diritto allo studio con il mantenimento del plesso con un numero minimo di alunni non inferiore a 6. Inoltre, si è chiesto di sostituire il numero di 10 alunni con un minimo non inferiore a 6 per la formazione delle classi delle scuole di montagna e, quindi, di indicare in minimo 7 bambini il numero valido per la costituzione delle sezioni di scuole dell’infanzia nei centri montuosi. Un netto no è stato espresso alla formazione delle pluriclassi, sostituendo al limite il minimo di 8 alunni con 7 ed il massimo di 18 con 12 per la formazione delle stesse, prevedendo, qualora la pluriclasse fosse unica dalla prima alla quinta nella scuola primaria, la costituzione di due pluriclasse con un numero minimo di alunni per ognuna di esse maggiore o uguale a 6.
Enzo Perretta -Corriere di Caserta