Inizia un piano da parte del Comune, per rimuovere tutte le barriere architettoniche che non permettono la mobilitàGianfrancesco D’Andrea
Comune che vai, barriera (architettonica) che trovi. Scuole e uffici pubblici, ma anche strade, marciapiedi, attraversamenti pedonali: l’odissea per le persone diversamente abili che si destreggiano ogni giorno, alla men peggio, in carrozzella, è una croce quotidiana, che si viva in paese o in città. Ottenere un certificato o sbrigare una pratica, ma talvolta (o quasi sempre) anche bere un caffè è trascorrere qualche ora al bar può sembrare una chimera per chi vive tutti i giorni sulle due ruote. Colpa delle cosiddette «barriere architettoniche», cioè di quegli ostacoli di natura strutturale che impediscono alle persone in carrozzella di accedere agevolmente in scuole, musei, toilettes e chi più ne ha più ne metta (l’elenco, purtroppo, è lungo). Per questo motivo, utilizzando un apposito canale di finanziamento aperto dalla Regione mediante uno specifico bando, il Comune di Piedimonte Matese, nelle ultime settimane, ha avviato e portato a termine un vero e proprio censimento ufficiale di tutte le strutture pubbliche, presenti sul territorio comunale, dove le barriere architettoniche non sono state rimosse, a dispetto di leggi e regolamentiche che già da diverso tempo impongono, soprattutto ai comuni, di garantire ai cittadini pari possibilità di accesso agli edifici. Basti pensare, ad esempio, a quanti disabili per anni sono stati privati della possibilità di spulciare tra le delibere di un albo pretorio o di assistere ad un consiglio comunale. «Grazie ad un bando regionale ad hoc – spiega il sindaco della cittadina Vincenzo Cappello – abbiamo finalmente portato a termine un monitoraggio analitico delle varie situazioni di criticità che, a causa della presenza di barriere architettoniche, impediscono una reale integrazione e rallentano la comunicazione sociale, paradossalmente proprio nei luoghi deputati alla socializzazione e al confronto, dal Municipio alle scuole e ai bar». Non solo edifici, ma anche piazze e strade: la cosiddetta «continuità pedonale» è un’altra spina nel fianco per i diversamente abili. Attraversare una strada senza impianti semaforici, passare da un lato all’altro della piazza, tornare a casa in carrozzella senza l’ausilio di accompagnatori sarebbe possibile laddove si disponga di una sorta di «corsia preferenziale», al pari di una pista ciclabile, per intenderci. «Già sono stati realizzati i primi, parziali, interventi – assicura il sindaco – presso gli edifici scolastici di Madonna del Pozzo, nei nuovi locali del Museo Civico e presso la scuola media Vitale. Ma se il progetto presentato in Regione sarà approvato, potremo finalmente realizzare scivoli e percorsi riservati soprattutto nel centro urbano, in villa comunale, nelle piazze solitamente chiuse al traffico ma notoriamente off-limits per una persona diversamente abile che, con i dovuti interventi strutturali, potrebbe vivere in totale autonomia un pomeriggio estivo o una serata invernale, raggiungendo gli amici. Il discorso riguarda anche il centro storico, che proprio per la vetustà degli immobili, rappresenta una fortezza inespugnabile». Piedimonte, dunque, si candida a diventare una città «a misura di disabile». Obiettivo che farebbe onore ad ogni amministrazione comunale, proprio perché una scala al posto di uno scivolo è l’ostacolo più grande all’integrazione sociale.
Nella foto il sindaco Cappello durante una sua recente visita ad un gruppo di diversamente abili